Edizioni Il Balcone – Milano
1959
“Soprattutto per coloro che, senza leggere il testo, si limitassero ad osservare le illustrazioni è forse opportuno avvertire esplicitamente che la figura di Camillo Boito si inserisce un po’ ai margini di questa collana.
Più volte, infatti, ho rilevato le contraddizioni e le differenze fra le prime opere, abbastanza significative, e quelle, frigide ed accademiche, venute dopo. Non si tratta, dunque, di una rivalutazione.
Ma sono proprio queste contraddizioni a segnare il limite e al tempo stesso il valore di un dramma architettonico.
Di questo dramma il Boito ebbe piena coscienza, tanto da trasfonderne gli echi profondi nei suoi scritti più acuti.
Essi appaiono allora assai più rappresentativi di gran parte delle sue stesse opere costruite ed assumono un significato particolare, anche perché riflettono con la penetrante precisione di talune intuizioni la sensibile consapevolezza della necessità di una architettura nuova, completamente liberata dalle ambigue condizioni nelle quali si dibatteva quella del suo tempo.
Non un vero pioniere, dunque, ma un architetto che aveva capito e scritto quanto legione di con-temporanei non era ancora pronta a comprendere né ad intuire”.
Liliana Grassi
Milano, giugno, 1955.